Mi assale la notte
con sé recando
fantasmi
di ciò che può essere
e non è
Non ricordo più
l’inizio
della mia pena,
forse
da tempi immemori
è condanna a me
destinata
E mi rivolto
nel letto
non più letto
ma graticola
Martire
sull’altare dell’odio
vengo immolato
Ma dopo
la sofferenza
ecco la ribellione
A una fragile
anima
mi aggrappo
Grido, annaspo, sanguino,
ma negli occhi
alfine
una luce
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