Piove
acqua sulle ferite
del mondo
vagano pensieri
persi nel nulla
una domanda
subito dimenticata
mentre scorre
il finestrino
su una terra piatta
come l'umanità
Köln, 22.12.2011
venerdì 23 dicembre 2011
giovedì 17 novembre 2011
Senza titolo (2011)
Nella mente ritornano
valli e vette
lisce superfici curve
si fermano le mie labbra
sulle tue
si fa strada la lingua
mentre mani vogliose
esplorano il tuo corpo
e scende la mia bocca
a baciare i tuoi seni
tonde colline puntate su di me
il tuo ventre
ombelico dei sensi
freme
diventa d'oca la pelle
mentre raggiungo
il delta di ogni divinità
Venere sola non basta
baciano le mie labbra
altre tue labbra
fino all'eruzione
Etna di piacere
che ci avvicina al cielo
Köln/Düsseldorf, 14.11.2011
valli e vette
lisce superfici curve
si fermano le mie labbra
sulle tue
si fa strada la lingua
mentre mani vogliose
esplorano il tuo corpo
e scende la mia bocca
a baciare i tuoi seni
tonde colline puntate su di me
il tuo ventre
ombelico dei sensi
freme
diventa d'oca la pelle
mentre raggiungo
il delta di ogni divinità
Venere sola non basta
baciano le mie labbra
altre tue labbra
fino all'eruzione
Etna di piacere
che ci avvicina al cielo
Köln/Düsseldorf, 14.11.2011
martedì 15 novembre 2011
Luna spiona
Osserva la luna
spiona
dall'angolo della finestra
in alto
attraverso la notte
come lume di candela
sul davanzale
fuori
giovedì 27 ottobre 2011
Marmo
In un angolo di memoria
l'immagine di un bambino
steso sul pavimento
di fresco marmo
a cercar di sopportare
l'estate
domenica 23 ottobre 2011
Il sole sopra i tetti
Brucia il sole
bomba naturale nucleare
sopra la città
Era preatomica
il caldo della vita
distrugge
l'apparenza
Forse
Forse
Aristarh Vasilievich Lentulov, 'Il sole sopra i tetti', olio su tela, 1928, Museo Statale V.V. Majakovskij, Mosca
domenica 9 ottobre 2011
In fondo al viale
File di alberi
parallele convergenti
là
in fondo al viale
si assotigliano le nuvole
si assotigliano le nuvole
un raggio di luce
si fa strada
e ti illudi
che
in fondo al viale
spunti il mare
come fosse
Via Corsica
sabato 1 ottobre 2011
Improvviso
Spuntano dal nulla
enormi torri
cattedrale all'uomo
pietra senz'anima
sudore muscoli
cuore
d'operaio e scalpellino
Köln, 11.06.2011
enormi torri
cattedrale all'uomo
pietra senz'anima
sudore muscoli
cuore
d'operaio e scalpellino
Köln, 11.06.2011
mercoledì 28 settembre 2011
La dernière forêt
Spettrali alberi svettano
ecatombe biologica
atomico chimica
natura inquieta
inquietante
umanità assente
distrutta
mangiata
urlo straziante
natura è psicotica
Brühl, 2008 - Duisburg, 28.09.2011
ecatombe biologica
atomico chimica
natura inquieta
inquietante
umanità assente
distrutta
mangiata
urlo straziante
natura è psicotica
Brühl, 2008 - Duisburg, 28.09.2011
Max Ernst, "La dernière forêt", olio su tela, 1969, Max Ernst Museum, Brühl
lunedì 26 settembre 2011
Sguardo
Seduta
al tavolo vicino al mio
sola
un'isola nella folla
come me
si incrociano gli sguardi
un eterno attimo
vite parallele
nell'illusione di incrociarsi
ti alzi
la solitudine
è paura di convergere
è un dolore
da cullare
Köln, 26.09.2011
al tavolo vicino al mio
sola
un'isola nella folla
come me
si incrociano gli sguardi
un eterno attimo
vite parallele
nell'illusione di incrociarsi
ti alzi
la solitudine
è paura di convergere
è un dolore
da cullare
Köln, 26.09.2011
martedì 23 agosto 2011
Liguria
Si esce
dal buio di una galleria
abbagliati
da una terra aspra
gettata a capofitto
nel mare
E si è tentati di credere
che almeno per un po'
un dio sia esistito
Genova, 16.08.2011
martedì 16 agosto 2011
venerdì 5 agosto 2011
Purgatorio, canto VI - Dante Alighieri
Oggi mi permetto di uscire dagli scopi per cui questo blog è nato e pubblicherò dei versi non miei, ma di un certo Dante Alighieri, che spero voi conosciate.
La situazione in Italia mi preoccupa sempre di più e non si può che pensare al canto VI del Purgatorio (testo secondo l'antica vulgata). In particolare alle parole che sotto vedrete evidenziate.
Saluti,
Mauro.
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------
Quando si parte il gioco de la zara,
colui che perde si riman dolente,
repetendo le volte, e tristo impara;
con l'altro se ne va tutta la gente;
qual va dinanzi, e qual di dietro il prende,
e qual dallato li si reca a mente;
el non s'arresta, e questo e quello intende;
a cui porge la man, più non fa pressa;
e così da la calca si difende.
Tal era io in quella turba spessa,
volgendo a loro, e qua e là, la faccia,
e promettendo mi sciogliea da essa.
Quiv' era l'Aretin che da le braccia
fiere di Ghin di Tacco ebbe la morte,
e l'altro ch'annegò correndo in caccia.
Quivi pregava con le mani sporte
Federigo Novello, e quel da Pisa
che fé parer lo buon Marzucco forte.
Vidi conte Orso e l'anima divisa
dal corpo suo per astio e per inveggia,
com' e' dicea, non per colpa commisa;
Pier da la Broccia dico; e qui proveggia,
mentr' è di qua, la donna di Brabante,
sì che però non sia di peggior greggia.
Come libero fui da tutte quante
quell' ombre che pregar pur ch'altri prieghi,
sì che s'avacci lor divenir sante,
io cominciai: «El par che tu mi nieghi,
o luce mia, espresso in alcun testo
che decreto del cielo orazion pieghi;
e questa gente prega pur di questo:
sarebbe dunque loro speme vana,
o non m'è 'l detto tuo ben manifesto?».
Ed elli a me: «La mia scrittura è piana;
e la speranza di costor non falla,
se ben si guarda con la mente sana;
ché cima di giudicio non s'avvalla
perché foco d'amor compia in un punto
ciò che de' sodisfar chi qui s'astalla;
e là dov' io fermai cotesto punto,
non s'ammendava, per pregar, difetto,
perché 'l priego da Dio era disgiunto.
Veramente a così alto sospetto
non ti fermar, se quella nol ti dice
che lume fia tra 'l vero e lo 'ntelletto.
Non so se 'ntendi: io dico di Beatrice;
tu la vedrai di sopra, in su la vetta
di questo monte, ridere e felice».
E io: «Segnore, andiamo a maggior fretta,
ché già non m'affatico come dianzi,
e vedi omai che 'l poggio l'ombra getta».
«Noi anderem con questo giorno innanzi»,
rispuose, «quanto più potremo omai;
ma 'l fatto è d'altra forma che non stanzi.
Prima che sie là sù, tornar vedrai
colui che già si cuopre de la costa,
sì che ' suoi raggi tu romper non fai.
Ma vedi là un'anima che, posta
sola soletta, inverso noi riguarda:
quella ne 'nsegnerà la via più tosta».
Venimmo a lei: o anima lombarda,
come ti stavi altera e disdegnosa
e nel mover de li occhi onesta e tarda!
Ella non ci dicëa alcuna cosa,
ma lasciavane gir, solo sguardando
a guisa di leon quando si posa.
Pur Virgilio si trasse a lei, pregando
che ne mostrasse la miglior salita;
e quella non rispuose al suo dimando,
ma di nostro paese e de la vita
ci 'nchiese; e 'l dolce duca incominciava
«Mantüa . . . », e l'ombra, tutta in sé romita,
surse ver' lui del loco ove pria stava,
dicendo: «O Mantoano, io son Sordello
de la tua terra!»; e l'un l'altro abbracciava.
Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!
Quell' anima gentil fu così presta,
sol per lo dolce suon de la sua terra,
di fare al cittadin suo quivi festa;
e ora in te non stanno sanza guerra
li vivi tuoi, e l'un l'altro si rode
di quei ch'un muro e una fossa serra.
Cerca, misera, intorno da le prode
le tue marine, e poi ti guarda in seno,
s'alcuna parte in te di pace gode.
Che val perché ti racconciasse il freno
Iustinïano, se la sella è vòta?
Sanz' esso fora la vergogna meno.
Ahi gente che dovresti esser devota,
e lasciar seder Cesare in la sella,
se bene intendi ciò che Dio ti nota,
guarda come esta fiera è fatta fella
per non esser corretta da li sproni,
poi che ponesti mano a la predella.
O Alberto tedesco ch'abbandoni
costei ch'è fatta indomita e selvaggia,
e dovresti inforcar li suoi arcioni,
giusto giudicio da le stelle caggia
sovra 'l tuo sangue, e sia novo e aperto,
tal che 'l tuo successor temenza n'aggia!
Ch'avete tu e 'l tuo padre sofferto,
per cupidigia di costà distretti,
che 'l giardin de lo 'mperio sia diserto.
Vieni a veder Montecchi e Cappelletti,
Monaldi e Filippeschi, uom sanza cura:
color già tristi, e questi con sospetti!
Vien, crudel, vieni, e vedi la pressura
d'i tuoi gentili, e cura lor magagne;
e vedrai Santafior com' è oscura!
Vieni a veder la tua Roma che piagne
vedova e sola, e dì e notte chiama:
«Cesare mio, perché non m'accompagne?».
Vieni a veder la gente quanto s'ama!
e se nulla di noi pietà ti move,
a vergognar ti vien de la tua fama.
E se licito m'è, o sommo Giove
che fosti in terra per noi crucifisso,
son li giusti occhi tuoi rivolti altrove?
O è preparazion che ne l'abisso
del tuo consiglio fai per alcun bene
in tutto de l'accorger nostro scisso?
Ché le città d'Italia tutte piene
son di tiranni, e un Marcel diventa
ogne villan che parteggiando viene.
Fiorenza mia, ben puoi esser contenta
di questa digression che non ti tocca,
mercé del popol tuo che si argomenta.
Molti han giustizia in cuore, e tardi scocca
per non venir sanza consiglio a l'arco;
ma il popol tuo l'ha in sommo de la bocca.
Molti rifiutan lo comune incarco;
ma il popol tuo solicito risponde
sanza chiamare, e grida: «I' mi sobbarco!».
Or ti fa lieta, ché tu hai ben onde:
tu ricca, tu con pace e tu con senno!
S'io dico 'l ver, l'effetto nol nasconde.
Atene e Lacedemona, che fenno
l'antiche leggi e furon sì civili,
fecero al viver bene un picciol cenno
verso di te, che fai tanto sottili
provedimenti, ch'a mezzo novembre
non giugne quel che tu d'ottobre fili.
Quante volte, del tempo che rimembre,
legge, moneta, officio e costume
hai tu mutato, e rinovate membre!
E se ben ti ricordi e vedi lume,
vedrai te somigliante a quella inferma
che non può trovar posa in su le piume,
ma con dar volta suo dolore scherma.
La situazione in Italia mi preoccupa sempre di più e non si può che pensare al canto VI del Purgatorio (testo secondo l'antica vulgata). In particolare alle parole che sotto vedrete evidenziate.
Saluti,
Mauro.
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Quando si parte il gioco de la zara,
colui che perde si riman dolente,
repetendo le volte, e tristo impara;
con l'altro se ne va tutta la gente;
qual va dinanzi, e qual di dietro il prende,
e qual dallato li si reca a mente;
el non s'arresta, e questo e quello intende;
a cui porge la man, più non fa pressa;
e così da la calca si difende.
Tal era io in quella turba spessa,
volgendo a loro, e qua e là, la faccia,
e promettendo mi sciogliea da essa.
Quiv' era l'Aretin che da le braccia
fiere di Ghin di Tacco ebbe la morte,
e l'altro ch'annegò correndo in caccia.
Quivi pregava con le mani sporte
Federigo Novello, e quel da Pisa
che fé parer lo buon Marzucco forte.
Vidi conte Orso e l'anima divisa
dal corpo suo per astio e per inveggia,
com' e' dicea, non per colpa commisa;
Pier da la Broccia dico; e qui proveggia,
mentr' è di qua, la donna di Brabante,
sì che però non sia di peggior greggia.
Come libero fui da tutte quante
quell' ombre che pregar pur ch'altri prieghi,
sì che s'avacci lor divenir sante,
io cominciai: «El par che tu mi nieghi,
o luce mia, espresso in alcun testo
che decreto del cielo orazion pieghi;
e questa gente prega pur di questo:
sarebbe dunque loro speme vana,
o non m'è 'l detto tuo ben manifesto?».
Ed elli a me: «La mia scrittura è piana;
e la speranza di costor non falla,
se ben si guarda con la mente sana;
ché cima di giudicio non s'avvalla
perché foco d'amor compia in un punto
ciò che de' sodisfar chi qui s'astalla;
e là dov' io fermai cotesto punto,
non s'ammendava, per pregar, difetto,
perché 'l priego da Dio era disgiunto.
Veramente a così alto sospetto
non ti fermar, se quella nol ti dice
che lume fia tra 'l vero e lo 'ntelletto.
Non so se 'ntendi: io dico di Beatrice;
tu la vedrai di sopra, in su la vetta
di questo monte, ridere e felice».
E io: «Segnore, andiamo a maggior fretta,
ché già non m'affatico come dianzi,
e vedi omai che 'l poggio l'ombra getta».
«Noi anderem con questo giorno innanzi»,
rispuose, «quanto più potremo omai;
ma 'l fatto è d'altra forma che non stanzi.
Prima che sie là sù, tornar vedrai
colui che già si cuopre de la costa,
sì che ' suoi raggi tu romper non fai.
Ma vedi là un'anima che, posta
sola soletta, inverso noi riguarda:
quella ne 'nsegnerà la via più tosta».
Venimmo a lei: o anima lombarda,
come ti stavi altera e disdegnosa
e nel mover de li occhi onesta e tarda!
Ella non ci dicëa alcuna cosa,
ma lasciavane gir, solo sguardando
a guisa di leon quando si posa.
Pur Virgilio si trasse a lei, pregando
che ne mostrasse la miglior salita;
e quella non rispuose al suo dimando,
ma di nostro paese e de la vita
ci 'nchiese; e 'l dolce duca incominciava
«Mantüa . . . », e l'ombra, tutta in sé romita,
surse ver' lui del loco ove pria stava,
dicendo: «O Mantoano, io son Sordello
de la tua terra!»; e l'un l'altro abbracciava.
Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!
Quell' anima gentil fu così presta,
sol per lo dolce suon de la sua terra,
di fare al cittadin suo quivi festa;
e ora in te non stanno sanza guerra
li vivi tuoi, e l'un l'altro si rode
di quei ch'un muro e una fossa serra.
Cerca, misera, intorno da le prode
le tue marine, e poi ti guarda in seno,
s'alcuna parte in te di pace gode.
Che val perché ti racconciasse il freno
Iustinïano, se la sella è vòta?
Sanz' esso fora la vergogna meno.
Ahi gente che dovresti esser devota,
e lasciar seder Cesare in la sella,
se bene intendi ciò che Dio ti nota,
guarda come esta fiera è fatta fella
per non esser corretta da li sproni,
poi che ponesti mano a la predella.
O Alberto tedesco ch'abbandoni
costei ch'è fatta indomita e selvaggia,
e dovresti inforcar li suoi arcioni,
giusto giudicio da le stelle caggia
sovra 'l tuo sangue, e sia novo e aperto,
tal che 'l tuo successor temenza n'aggia!
Ch'avete tu e 'l tuo padre sofferto,
per cupidigia di costà distretti,
che 'l giardin de lo 'mperio sia diserto.
Vieni a veder Montecchi e Cappelletti,
Monaldi e Filippeschi, uom sanza cura:
color già tristi, e questi con sospetti!
Vien, crudel, vieni, e vedi la pressura
d'i tuoi gentili, e cura lor magagne;
e vedrai Santafior com' è oscura!
Vieni a veder la tua Roma che piagne
vedova e sola, e dì e notte chiama:
«Cesare mio, perché non m'accompagne?».
Vieni a veder la gente quanto s'ama!
e se nulla di noi pietà ti move,
a vergognar ti vien de la tua fama.
E se licito m'è, o sommo Giove
che fosti in terra per noi crucifisso,
son li giusti occhi tuoi rivolti altrove?
O è preparazion che ne l'abisso
del tuo consiglio fai per alcun bene
in tutto de l'accorger nostro scisso?
Ché le città d'Italia tutte piene
son di tiranni, e un Marcel diventa
ogne villan che parteggiando viene.
Fiorenza mia, ben puoi esser contenta
di questa digression che non ti tocca,
mercé del popol tuo che si argomenta.
Molti han giustizia in cuore, e tardi scocca
per non venir sanza consiglio a l'arco;
ma il popol tuo l'ha in sommo de la bocca.
Molti rifiutan lo comune incarco;
ma il popol tuo solicito risponde
sanza chiamare, e grida: «I' mi sobbarco!».
Or ti fa lieta, ché tu hai ben onde:
tu ricca, tu con pace e tu con senno!
S'io dico 'l ver, l'effetto nol nasconde.
Atene e Lacedemona, che fenno
l'antiche leggi e furon sì civili,
fecero al viver bene un picciol cenno
verso di te, che fai tanto sottili
provedimenti, ch'a mezzo novembre
non giugne quel che tu d'ottobre fili.
Quante volte, del tempo che rimembre,
legge, moneta, officio e costume
hai tu mutato, e rinovate membre!
E se ben ti ricordi e vedi lume,
vedrai te somigliante a quella inferma
che non può trovar posa in su le piume,
ma con dar volta suo dolore scherma.
domenica 31 luglio 2011
Wiener Platz
Deserto d'asfalto
ferita non cicatrizzata
nella città
macchia da coprire
con tutto quel che
si trova
un mercato
una giostra
una manifestazione
Köln, 31.07.2011
ferita non cicatrizzata
nella città
macchia da coprire
con tutto quel che
si trova
un mercato
una giostra
una manifestazione
Köln, 31.07.2011
domenica 17 luglio 2011
sabato 16 luglio 2011
lunedì 11 luglio 2011
Alberi in fuga
finestrino
guardi fuori
gli alberi
si muovono
scappano
Tu fermo
movimento
statico
Il mondo
corre
per arrivare
alla partenza
Düsseldorf, 07.07.2011
venerdì 1 luglio 2011
Sipario
Dal suo scompartimento
vede il viaggiatore
il mondo tra le pieghe
di un sipario di pioggia
quando il telone di nubi
un poco si scosta
e lascia intravedere
uno spettacolo che forse
andrà a cominciare
dietro le quinte della vita.
Duisburg, 01.07.2011
vede il viaggiatore
il mondo tra le pieghe
di un sipario di pioggia
quando il telone di nubi
un poco si scosta
e lascia intravedere
uno spettacolo che forse
andrà a cominciare
dietro le quinte della vita.
Duisburg, 01.07.2011
venerdì 24 giugno 2011
Duisburg
Cuore d'acciaio
vene d'acqua
faccia di carbone
Sembra oggi
un altro ieri
operai e minatori
sembrano poter uscire
ogni istante
dietro una cravatta
Duisburg, 16.06.2011
mercoledì 22 giugno 2011
KaDeWe
Eterno effimero
sfrenato lusso
sberla in faccia
a chi rovista
nella pattumiera
della vita
Berlin, 21.06.2011
mercoledì 1 giugno 2011
I gabbiani di Trondheim
Entra in città
il mare
su ali bianche e grigie
una stridula litania
canta
il lutto del mondo
Trondheim, 01.06.2011
martedì 24 maggio 2011
E continua il dolore
E continua il dolore
Medico non è
il tempo
Solo sale
sulle ferite sparge
Sale
che brucia
consuma
lentamente uccide
con sofferenza
con dolore
Con crudeltà
No,
medico non è
il tempo
ma aguzzino
Medico non è
il tempo
Solo sale
sulle ferite sparge
Sale
che brucia
consuma
lentamente uccide
con sofferenza
con dolore
Con crudeltà
No,
medico non è
il tempo
ma aguzzino
domenica 22 maggio 2011
Cammino solo
Cammino solo
sul lungomare affollato
e chiassoso.
L’inverno è finito
nel cielo
come nel mio cuore
però niente sole.
Non vedo gioia
intorno a me
ma forse
sono solo io a
essere triste.
Mi fermo
a guardare il mare
un mare
immenso e opaco
come i miei pensieri.
Dal mare
solo il rumore
della risacca.
Il silenzio mi opprime.
È malinconico il mare
quando non è
estate.
Malinconico
come me.
Cerco qualcuno
che possa darmi
non dico amicizia
non dico amore
ma almeno
un po’ d’allegria.
I volti intorno a me
però
impenetrabili
duri e chiusi.
Continuo
a camminare
solo,
guardando un mare
malinconico come me.
Genova, 198x
mercoledì 18 maggio 2011
Sera d'estate
Sera d’estate
chiaro il cielo
quante volte
seduti insieme
Un caffè
una cena
una chiacchierata
Un’amicizia
Ora niente più
Sparita
tu
nel buio
nel vuoto
che porti dentro
Stuttgart, 29.06.2003
sabato 14 maggio 2011
Pier Paolo Pasolini
Esplosiva violenza
la tua pacatezza
Intellettuale
frocio comunista
santo laico
Voce
eternamente attuale
il futuro
è tua patria
Voce che
ci manca
Tu
ci manchi
mercoledì 11 maggio 2011
Luna
E mentre la luna
dolce
malinconica
da parte si fa
prende
con luminosa violenza
il sole
il posto suo
portando a me
il pensiero
che tu alla luna
affidasti
E solare
nel calore del mattino
affido alle ali
del vento
un bacio
che montagne scavalchi
che fiumi attraversi
che città sorvoli
e su di te
dolce
si posi.
dolce
malinconica
da parte si fa
prende
con luminosa violenza
il sole
il posto suo
portando a me
il pensiero
che tu alla luna
affidasti
E solare
nel calore del mattino
affido alle ali
del vento
un bacio
che montagne scavalchi
che fiumi attraversi
che città sorvoli
e su di te
dolce
si posi.
Stuttgart, 27.05.2002
mercoledì 4 maggio 2011
mercoledì 20 aprile 2011
Pausa
Domani volo a Genova per due settimane... non so se nel frattempo riuscirò a collegarmi e a scrivere. Voi comunque non dimenticatemi :-)
Al più tardi ci risentiamo, anzi rileggiamo, il 5 maggio.
Saluti,
Mauro.
Al più tardi ci risentiamo, anzi rileggiamo, il 5 maggio.
Saluti,
Mauro.
giovedì 14 aprile 2011
Sonetto n° 2
Disgraziato attimo follia pura
il mentire per nascondere a te.
Nascondere cosa poi? Mala cura
nomar onta ciò che onta non è.
Nel fondo obliata la verità
ho creduto di poter vivere,
ma negli occhi tuoi la mia empietà
costretta è stata a desistere.
Troppo sincero l’azzurro,
troppo forte l’amore mio
per ascoltare quel demonio
che dall’alto del suo carro
l’anima voleva chiusa.
Or prostrato ti chiedo scusa.
Genova, 15.05.1991
domenica 10 aprile 2011
Sensazioni
Un sospiro,
un bacio,
un sorriso.
Eterni aneliti
verso l’assoluto
nel desiderio di te.
Genova, 19.02.1991
Genova, 19.02.1991
venerdì 8 aprile 2011
Senza titolo (1997)
Tu che ti nascondi
che forse non esisti
ti prego, prendi forma
Questo disperato
sull’orlo dell’abisso
ferma!
Ti prego, ascolta!
Troppo tardi forse
con me
l’illusione di te
svanisce
Ma ancora urlo
morire non voglio
Ti prego, esisti!
Münster, 07.04.1997
giovedì 7 aprile 2011
sabato 2 aprile 2011
Mare grigio
E si sente
del mare il rumore
sopra
grigio il cielo
sotto
grigio il mare
Sola è la sabbia
nessun'impronta
porta verso
le tristi luci lontane
Luci
oltre il mare
Helsingør 03.12.2008 - Düsseldorf 05.12.2008
del mare il rumore
sopra
grigio il cielo
sotto
grigio il mare
Sola è la sabbia
nessun'impronta
porta verso
le tristi luci lontane
Luci
oltre il mare
Helsingør 03.12.2008 - Düsseldorf 05.12.2008
mercoledì 30 marzo 2011
Ho visto
A Saddam
Ho visto
un missile colpire
Ho visto
un bambino piangere
Dopo,
un uomo parlare
lingua a me
incomprensibile
Hanno detto
che il paradiso
agli eroi martiri
prometteva
Non credo
quel paradiso
sia adatto ai bambini
No, non credo
Genova, 18.01.1991
martedì 29 marzo 2011
Dall'alto
E dall’alto
è ancora bello il mondo
dall’oblò
nascosta rimane
la cancrena
Sopra il Ruhrgebiet, 19.08.2008
Sopra il Ruhrgebiet, 19.08.2008
venerdì 25 marzo 2011
sabato 19 marzo 2011
Stordito
Stordito
ascolto parole
intorno a me
Perché
parla la gente
di cose
quando esplode
il mio cuore
di dolore
Non capiscono
non possono
lavoro soldi successo
è ciò che sanno
Ma non conta nulla
capire non possono
che il cuore
solo conta
E tu
tu anche
non capisci
Perché
parlano di cose
e non di te?
ascolto parole
intorno a me
Perché
parla la gente
di cose
quando esplode
il mio cuore
di dolore
Non capiscono
non possono
lavoro soldi successo
è ciò che sanno
Ma non conta nulla
capire non possono
che il cuore
solo conta
E tu
tu anche
non capisci
Perché
parlano di cose
e non di te?
Chiemsee, 04.09.2002
venerdì 18 marzo 2011
venerdì 11 marzo 2011
Paradiso (1991)
Aprimi le porte del cielo
fammi vedere se
esiste
quel paradiso che
inganna noi,
anime maledette
figli dell’inferno
anelanti alla luce
Aprimi le porte del cielo!
Metti fine
Genova, 07.03.1991
alla corsa
dal nulla al nulla
Genova, 07.03.1991
lunedì 7 marzo 2011
Faccia da Carnevale
Città allegra
faccia da Carnevale
schiaffo sorriso
in faccia alla vita
Arteria d’acqua
azzurra grigia
colore indefinibile
separa
unisce
riflette
luci vita movimento
Vita
mi ha portato
qui
E tu
faccia da Carnevale
mi hai preso
Köln, 04.03.2004
sabato 5 marzo 2011
Si credono uomini...
Si credono uomini
si credono donne
una sigaretta
un liquore
e si è adulti
per un quarto d’ora
La vita?
La realtà?
Roba da poveracci
non ci riguarda
noi siamo grandi
Una ragazza
una bestemmia
e sei un uomo
Poi esci
apri la porta
e le sberle della
vita
ti stendono
Chiami
papà
Dove hai lasciato il grande uomo
che eri?
Stuttgart, 13.04.2003
martedì 1 marzo 2011
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