mercoledì 15 dicembre 2010

Elemosina di San Luigi


Il santo è statico: non è un uomo, è una statua. È freddo, distante da tutto ciò che lo circonda, non si riesce a percepire la sua umanità. Non si prova simpatia per questo santo. Anzi, viene spontaneo rigettarlo per la sua avarizia: una moneta per uno, concessa con altezzoso snobismo e per di più raccolta da un piatto sorretto da un inutile (per quanto coreografico) paggio. Un santo che ha rinunciato a tutto (così si tramanda) per gli altri, il quale si serve di un paggio è assurdo. Assurdo anche l’abbigliamento di San Luigi: corona e scettro (e lui non era re) e una strana veste da centurione romano (i Gonzaga ai tempi dell’antica Roma?). Insomma, un’immagine che trasuda ipocrisia da ogni goccia di colore. Se San Luigi fosse quello di Valerio Castello, mai santità sarebbe stata così mal concessa. Auguriamoci che sia colpa del pittore o del committente tale preoccupante impressione.

Nel dipinto io inviterei a osservare non la figura del santo, ma quelle dei poveri. Sono corpi dipinti splendidamente, con una tensione drammatica incredibile, degni figli (minori) dei corpi di Michelangelo.

Di maniera, ma piacevole, lo sfondo.


Genova, 22.11.1992
 

Valerio Castello “Elemosina di San Luigi”, 1650 ca., Palazzo Bianco, Genova

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