Zittau.
Si parte.
Il vapore della sbuffante
motrice
nel cielo terso
oniriche figure
disegna.
Ala ci fanno
alberi
tra loro compagni
eppur solitari.
Cavalli salutano
dell’acciaio il passaggio
ben sapendo
che il loro ritorno
è solo questione
di ore.
Stanotte li sogneremo.
Come sogneremo,
incubo di ieri e di domani,
le miniere
che tolto ci hanno
gli alberi.
Si arriva sulle colline.
Alberi, fiori, e…
E?
E l’atmosfera d’aprile.
Cicogne.
Ecco, ora le rovine.
Rovine dei secoli passati,
rovine di un’utopia morta
come lo spirito
che bambini conquistammo.
Ruscelli, acque limpide.
Miraggio
Di un’anima che forse
non rivivrà.
Bautzen.
Città, borgo forse solo sognato,
castello che
come elmo sul capo
del soldato
un corpo sovrasta
di edifici e case.
Vedo la “civiltà”:
porta il nome di una pizzeria.
Scappo. Scappiamo.
Francoforte sull’Oder.
È confine.
Confine
con l’ieri, con il domani,
con l’anima e con la materia.
I polacchi,
di là,
forse non lo sanno.
È comunque pace,
nel verde,
nell’azzurro.
Qui si può pescare.
C’è già chi getta un’esca
alla propria coscienza.
I rematori
guardano i bambini
sulle sponde.
A vicenda si invidiano.
Cosa c’è da invidiare?
Cerco
dello zio Tom
la capanna.
Mi sveglio:
non è il Mississippi,
incontrare non posso
Tom Sawyer
Huck Finn
Mark Twain.
Eisenhüttenstadt.
Willnitz.
Si cammina.
Acqua fino all’orizzonte.
E oltre?
Oltre c’è il nostro pensiero,
se ancora
siamo in grado di pensare.
Un piccolo cimitero.
Cimitero di guerra,
cimitero di idee e di ideali
di un passato che
vive nel nostro futuro.
La quiete opprime
come tutto ciò che è
bene.
In stazione dialoghi
di donne sciocche
di uomini ubriachi.
Niederfinow.
“Le pont de Langlois”.
No, non è possibile :
la Provenza è lontana
ma…
Van Gogh forse no.
Solo un canale:
laggiù l’Oder
laggiù l’Havel.
Piccoli villaggi.
Negozi.
I vecchi ricchi
i nuovi poveri.
“Accetto i tuoi soldi
senza valore,
ti faccio
questa carità,
ma non tornare più”.
Neubrandenburg.
La civiltà ci saluta
con la sua sinfonia
di fumi, rumori, metalli.
Vedo distruggere
carri armati.
Come combatteremo le guerre che domani
i costruttori di pace
scateneranno?
Non voglio saperlo.
Demmin.
La meta è prossima,
la politica è sul treno.
I giornali si sono presi il disturbo
di portarcela.
“E ora, Herr Kohl?”
Preferisco d’amore e d’arte
parlare.
Ma le leggi hanno deciso
che amore e arte
retaggi di un medievale passato sono
di una dittatura dello spirito
che bloccato ha il progresso.
Così li hanno
aboliti
e ora soli e freddi
siamo finalmente liberi
di morire.
Stralsund.
Rügen.
Splendida isola
nella pace del nord,
un’isola
circondata dalle tempeste
della mia mente.
Roccia,
spiaggia,
verde.
E un faro
per non perdersi negli abissi
delle domande senza risposta.
Musica nelle mie orecchie.
“La petite fille de la mer”.
Vangelis
accompagnò qui
Van Gogh.
Non è ancora finita.
Esco nella notte
coi pescatori.
Forse riuscirò a far abboccare
la vita.
O forse no.
Ancora musica.
Coi piedi per terra, ora.
Il mare
non vedo più.
Tanti saluti.Genova 25.10.1990-02.11.1990
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